Un buon gallerista non vende solo arte, ma insegna a vivere l’arte”. 

Susanna, come scegli le opere che presenti in galleria?
Mi piace scovare le opere nello studio dell'artista, scegliendole una ad una. E devo dire che le opere che mi piacciono di più sono quelle che l'artista non vuole vendere. Da sempre poi preferisco le opere su carta: disegni, bozzetti, che fermano il primo pensiero dell’artista. Le opere devono emanare il senso dell’arte e il senso del sacro.

Le tue cornici sono, giustamente, famose. Come nasce questa tua attenzione al dettaglio?
Nella scelta delle cornici pongo una cura quasi maniacale. Credo che ogni opera abbia una sua cornice, capace di esaltarne la qualità e il valore. Peraltro, vale anche il contrario: per ogni cornice che incontro esiste, da qualche parte, l’opera che le appartiene.

A volte uso cornici antiche, se necessario riadattate, oppure utilizzo cornici realizzate appositamente per me, e sotto la mia supervisione, da artigiani esperti, prestando attenzione a ogni dettaglio e sfumatura, secondo l’antica tradizione fiorentina.

E i tuoi cataloghi? Sono diventati anch’essi oggetti da collezione…
Ho iniziato negli anni ’90, con la mostra di Pino Deodato, nel ’96. I miei primi cataloghi erano ispirati, nel piccolo formato e nello stile grafico, a Vanni Scheiwiller, grande e raffinato editore. Oggi adotto formati diversi, ma i cataloghi che dedico alle singole mostre sono caratterizzati sempre dall’attenzione al dettaglio e alla qualità della stampa e della grafica. Più che classici cataloghi sono “storie”, raccontano una mostra, un artista, un incontro fra artista e galleria. 

Quanto è importante il tuo rapporto con i collezionisti?
I collezionisti sono al centro della mia attenzione, sempre. 

Cerco di trovare con loro le opere che meglio rispecchiano il loro gusto, la loro sensibilità, e che rispondono ai loro desideri. Io vedo dove loro posano lo sguardo e da lì parte la mia proposta.

Quel che conta per me è curare il loro interesse, e lo faccio anche quando si tratta di opere acquistate in altre gallerie.

Oggi la tua attività si svolge non soltanto in galleria, ma anche, spesso, “off site”. Di cosa si tratta?
È proprio partendo dall’attenzione per i collezionisti, che ho sviluppato questa attività.

Ho sempre amato andare a casa loro per consigliarli sulle opere più adatte, e su come collocarle. Spesso lavoro riorganizzando le pareti, ricollocando le nuove opere e quelle già in loro possesso. 

Nel tempo ho sviluppato questo tipo di approccio anche con progetti per alberghi, ristoranti, aziende, curando la selezione di opere che integrino in maniera coerente lo stile e lo scopo degli ambienti, le applicazioni dell’arte, sono infinite. Spesso le opere sono realizzate appositamente dagli artisti che collaborano con la mia galleria, anche con installazioni site specific.

 

 

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